Quanto costa mantenere una partita Iva?
Una piccola analisi tra regime dei minimi e regime ordinario.
Partita Iva sì o no? E’ questa la domanda che passa per la testa di tutti quei professionisti che sono in procinto di prendere la grande decisione. Dopo aver parlato di come aprire una partita Iva, è bene approfondire l’argomento legato ai costi di gestione. Ci sono infatti delle spese annuali, oltre a quelle di apertura, con costi che possono essere fissi o variabili.
Pensi davvero di sapere tutto su questo argomento? Se la risposta è negativa, è bene che tu legga la nostra guida, così da capire quanto costa mantenere una partita Iva!
I costi di gestione
I costi che sono sostenuti in un anno d’imposta si compongono sia di spese fisse, che di costi variabili, che sono strettamente legati alla gestione. Vi sono quindi diversi fattori che influenzano la spesa, e sono soprattutto legati al regime fiscale dell’attività economica che è iscritta. La produzione e il giro di affari ottenuto, può essere proporzionale al contributo Inps che deve essere versato.
Partiamo dal regime forfettario e vediamo quali sono i costi in base alle diverse attività:
- Commercio al dettaglio, servizi di ristorazione e alloggio, alimentari e commercio bevande e alimenti: il coefficiente di redditività è al 40% e il limite annuo di reddito è pari a 50.000 € per le prime due attività, 45mila per gli alimentari e 40mila per il commercio bevande.
- Per il commercio ambulante (purché non alimentare): il coefficiente è al 54% con limite annuale di 30.000 €.
- Intermediari: 62% di redditività e 25.000 euro.
- Le attività economiche: il 67% di coefficiente con soglia di 30.000 €.
- Attività non professionali di tipo tecnico, scientifico, sanitario, finanziario e assicurativo: coefficiente al 78% e reddito massimo a 30.000 €.
- Attività immobiliari: coefficiente all’86% e 25.000 € di reddito annuale massimo.
Per le tasse su Partita Iva a regime ordinario invece si considerano 5 aliquote che si mettono in relazione a diverse fasce di reddito:
- 15.000 €: con aliquota al 23%;
- Oltre i 15mila fino a 28.000 €: 27% di aliquota Irpef;
- Sopra i 28mila e fino a 55.000 €: aliquota al 38%;
- Oltre i 55mila e fino a 75.000 €: al 41%;
- Se si va oltre i 75 mila €: 43% di aliquota
A questo punto possiamo parlare di tutti quei costi che saranno sostenuti ogni anno da chi apre un’impresa e un’attività in proprio. Tra le spese figurano i contributi Inail, le spese del commercialista, i costi del Diritto Camerale, le competenze Bolli e i Contributi Inps. Tra i costi variabili devono essere inseriti gli oneri per le attività che ogni professionista svolge e sono versati all’erario. Dipendono dalle diverse Aliquote per Inail, Irap, Inps e Irpef.
I costi variabili cambiano in base al regime contabile
Come accennato in precedenza, in base al regime fiscale di appartenenza, cambia il calcolo per poter scoprire quali sono le spese variabili da sostenere in un anno. Per il regime ordinario, il reddito si calcola sulla differenza tra Costi e Ricavi. L’imponibile si ottiene con la seguente formula:
Reddito + Costi indeducibili – Costi non dedotti – ricavi non imponibili.
Nel caso regime dei minimi, per esempio, i costi si calcolano su un’imposta sostitutiva che è al 5%, e fa riferimento a redditi che devono essere al di sotto dei 30mila € all’anno.